Attacco di Panico: “Come un temporale estivo”

Riassunto

L'attacco di panico è una classica manifestazione dell'ansia. Vediamo come la Terapia breve può a volte condurre ad una veloce risoluzione dell'ansia attraverso l'utilizzo di sofisticate modalità di conduzione del colloquio. La risoluzione breve del problema ha anche l'indubbio vantaggio di non permettere al cliente di rafforzare credenze negative su di sé durante la terapia.

L’attacco di panico è una classica manifestazione dell’ansia. Vediamo come la Terapia breve può a volte condurre ad una veloce risoluzione del disturbo. Anche in una sola seduta

Giovanni (nome di fantasia) non riesce a capacitarsi di trovarsi nel mio studio. 
Mi dice, fino a qualche tempo fa non sapevo assolutamente cosa fosse un attacco di panico, o l’ansia. Ora, aggiunge, si ritrova in un vortice, in caduta libera, spaventato da certi pensieri ossessivi di cui Giovanni non riesce a spiegarsi il perché, ma che in qualche modo gli stanno rendendo assai difficoltosa la gestione delle normali attività giornaliere. 

Giovanni è particolarmente reso inquieto dal modo in cui l’ansia si sta allargando a macchia d’olio a situazioni e contesti sempre nuovi.  


Casa, lavoro, cene con amici… Lentamente, ma inesorabilmente, Giovanni non si sente più al sicuro da nessuna parte. 

Anche il sonno non è più ristoratore per Giovanni. La notte gli capita di svegliarsi di soprassalto con il cuore che batte all’impazzata, al mattino si sveglia poco riposato e già stanco al solo pensiero della giornata lavorativa che lo attende.

Incominciamo dall’inizio e pertanto gli chiedo qual è stato l’esordio del suo disturbo d’ansia. Giovanni mi dice che tutto è incominciato “come un temporale estivo“, in un momento paradossalmente di “grande ottimismo” verso il futuro

Aveva appena trovato un nuovo lavoro che gli garantiva maggiori soddisfazioni non in ultimo economiche e pertanto, aveva deciso di acquistare la prima motocicletta della sua vita. 

E aggiunge, la notte in cui è sopraggiunto il primo attacco di panico era proprio la notte che precedeva il ritiro presso il concessionario della sua moto nuova fiammante.

Fermi tutti, questa informazione, apparentemente secondaria, mi accende una lampadina nel cervello. 

Gli dico che immagino che quella notte lui fosse particolarmente eccitato all’idea di ritirare la moto nuova il giorno seguente: voglio dire, da appassionato di moto qual sono, io al posto suo avrei faticato a dormirci sopra per il vivo senso di anticipazione del domani. 

Al ché gli occhi di Giovanni tornano quelli di un bimbo la sera prima del giorno di Natale e mi conferma che sì, non stava nella pelle e si sentiva molto agitato al pensiero di prendere la moto dal concessionario. E aggiunge, come può una cosa così bella scatenare una reazione così negativa? Ci dev’essere qualcosa di veramente rotto, guasto dentro di lui…

In realtà, replico, questo ha perfettamente senso. Del resto, come si può discriminare con certezza un attacco di panico da un attacco di eccitazione?

Ecco che Giovanni mi guarda con gli occhi sgranati, quello sguardo che ti informa di aver colto nel segno qualcosa. Chiede spiegazioni, intuisce ma non è sicuro di aver capito cosa intendessi dire. 

Molto semplice, aggiungo, se ci fai caso, i sintomi fisici dell’eccitazione e dell’attacco di panico sono esattamente gli stessi: il cuore che corre all’impazzata, non riesci a stare fermo, ti senti agitato, molto agitato. Quindi quella sera non hai avuto un attacco di panico, ma un attacco di gioia che tu hai scambiato per qualcos’altro.

La seduta è tolta e Giovanni se ne va perplesso, rimaniamo d’accordo di sentirci in settimana per prendere un altro appuntamento, ma percepisco molto dubbio in lui e inizio a pensare che non lo rivedrò più. 

Tuttavia ormai le uova sono rotte, la frittata è fatta, non resta che aspettare cosa accade in fase di cottura. 

La cottura a fuoco lento effettivamente dura qualche giorno, fino a quando non mi contatta per prendere un altro appuntamento. 

Nella seconda seduta Giovanni mi conferma che avendoci riflettuto sopra, gli pare che le cose possano essere andate proprio così come gliele ho sommariamente delineate. Giovanni mi dice che da quel primo iniziale colloquio la sua ansia è fortemente diminuita e non ha più provato alcun attacco di panico. La notte dorme molto meglio e al mattino si sveglia più riposato. 

Durante la seduta ci capita di riflettere come un atteggiamento diverso gli avrebbe permesso di “cementare” le sue convinzioni circa il fatto di essere “affetto” da attacchi di panico causandogliene con ogni probabilità di nuovi.

Giovanni tornerà in seduta ancora qualche volta per confrontarsi su alcune questioni legate al nuovo lavoro e alla gestione dei collaboratori. 

Gli attacchi di panico per Giovanni ormai sono solo un ricordo sbiadito.

Per un, approfondimento cfr. “La Ristrutturazione” di   R. Bandler e J. Grinder, Astrolabio

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