Terapia psicologica breve

"una fondamentale regola dell'etica professionale, la veloce risoluzione ai problemi e alla sofferenza, non è stata presa molto in considerazione dagli psicoterapeuti (...). Per decenni il loro pensiero è stato dominato dal pregiudizio che per essere efficace la terapia debba essere prolungata nel tempo, profonda e complessa. In ogni modo, questa visione è stata confutata dalla ricerca sull'efficacia delle terapie".

P. Watzlawick

Introduzione alla terapia breve

Un uomo che soffre d’insonnia da diversi anni in seguito ala perdita della moglie riprende a dormire sonni beati imparando a passare la cera sui pavimenti. Una donna affetta da pianti incontrollabili della durata anche di alcuni giorni, impara a controllare le sue emozioni giocando con un sottaceto nella borsa. Un uomo incapace di controllare i suoi attacchi di rabbia viene invitato a litigare di proposito con perfetti sconosciuti, attività in cui del resto già eccelle. Risultato? Fallimento completo, non è riuscito ad arrabbiarsi con alcuno. Sono solo alcuni esempi di come è possibile risolvere problematiche anche complesse e di lunga durata utilizzando semplici (all’apparenza) prescrizioni comportamentali. 

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Caratteristiche della terapia breve

  1. Si focalizza sulla risoluzione di specifici problemi (ansie, fobie, pensieri ossessivi, problemi relazionali…);
  2. Intervento diretto: al cliente è richiesto di compiere particolari “compiti a casa”, prescrizioni che lo orientano verso la soluzione del problema;
  3. Diagnosi situazionale: la situazione di vita, non la persona, presenta dei “disturbi” spesso nella forma di tentativi di risoluzione del problema che diventano essi stessi il problema;
  4. Ha una durata di una decina di sedute, quindi tempi e costi contenuti; 
  5. Ha un’efficacia documentata che arriva al 95% dei casi (disturbi ansiosi); 

Perché utilizzare la terapia breve

Certamente perché presenta dei costi preventivabili ed accessibili a chiunque. Certo, anche perché ha una durata prevedibile ed i primi risultati apprezzabili non tardano ad arrivare. La terapia breve rovescia l’assunto fondamentale della maggior parte dei modelli terapeutici, i quali evidenziano il presunto ruolo dell’insight e della consapevolezza quale meccanismo per mettere in atto un cambiamento. Non bisogna sforzarsi molto per rendersi conto che questo modello non funziona nella realtà: qualsiasi fumatore è consapevole del fatto che fumare danneggia la salute, ma questa consapevolezza non determina il fatto che le persone si astengano dal fumare. Posso ben essere consapevole che ho paura a salire su un aereo perché quella volta le turbolenze mi hanno spaventato a morte ed il pensiero che possa accadere di nuovo mi terrorizza, ma questo non mi impedisce di stare male ogni volta che prendo un aereo… La terapia breve pertanto critica l’assunto non verificabile che il cambiamento segua la presa di coscienza e propone un modello antitetico: è il cambiamento del comportamento che produce nuove consapevolezze, nuovi insight, non il contrario. Questo è in linea con il pensiero di Milton Erickson (1901-1980), uno dei più influenti psichiatri americani del XX secolo che con grande efficacia aveva sintetizzato questo concetto nella sua famosa frase, “Il cambiamento porta all’introspezione molto più spesso di quanto l’introspezione non porti al cambiamento”. Perché le persone hanno bisogno di soluzioni, non di spiegazioni.  Ed ecco che il terapeuta diviene allora una figura più vicina a quella di un artigiano. Un artigiano che con sapienza, dedizione e una sensibilità fuori dall’ordinario sappia osservare e comprendere il funzionamento di una data situazione-problema e propone strategie appositamente studiate e individualizzate sopra il caso specifico. Perché non esistono due persone uguali, così come non esistono due terapie uguali.

Efficacia della terapia breve

Sono stati compiuti diversi studi sull’efficacia della terapia breve i quali dimostrano che l’88% delle persone hanno ricevuto effetti benefici dal trattamento, con un’efficacia che raggiunge il 95% nei casi di disturbi di ansia e fobici. Mediamente l’intervento dura sette sedute, incluso il follow-up. Tuttavia, generalmente sono sufficienti dalle 3 alle 4 sedute per ottenere la completa risoluzione del disturbo. Non si tratta tuttavia di una corsa a chi sta meglio prima degli altri: infatti, alcune persone trovano più rassicurante e confortevole farsi seguire dal terapeuta per qualche seduta extra, e questo va totalmente bene. 

  • Disturbi fobici e ansiosi (95% dei casi)
  • Disturbi ossessivi e ossessivo-compulsivi (89% dei casi)
  • Disordini alimentari (83% dei casi)
  • Disfunzioni sessuali (91% dei casi)
  • Disturbi dell’umore (82% dei casi)
  • Disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza (82% dei casi)
  • Disturbi legati alla dipendenza da internet (80% dei casi)
  • Presunte psicosi, disturbo borderline e di personalità (77% dei casi)

La maggior parte delle persone si chiede come sia possibile che un disturbo durato anni possa trovare una risoluzione in così breve tempo. In realtà, non c’è motivo di pensare che la cura ad una perdurante sofferenza passi attraverso altrettanta, perdurante sofferenza. Lo scopo di un intervento serio ed efficace al contrario è proprio quello di aiutare le persone a recuperare il prima possibile un senso di benessere, in modo da lasciare loro piena libertà ed autonomia nella costruzione delle loro vite. I modelli di terapia tradizionalmente basati sull’insight hanno fatto il loro tempo, ed è ora di consegnarli alla storia alla quale ormai appartengono.

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