Riassunto
La statistica ci dice che solo l'uno per cento della popolazione è narcisista, eppure Narcisismo è una delle chiavi di ricerca più cliccate, così come l'oggetto di un numero sempre crescente di pubblicazioni. Cosa vi è di "vero" in questa rappresentazione della realtà? E se la narrazione sul Narcisismo fosse "tossica"? Quali conseguenze per noi e le persone a noi care?
Ora che ho attirato la vostra attenzione con questo titolo un po’ bizzarro, perché non rifletterci su?
In difesa del povero Narciso?
Con “Disturbo Narcisista di Personalità” si intende un disturbo di personalità la cui prevalenza (diffusione) nella popolazione generale è di circa l’1%. Con questo si intende che fatto cento il numero dei tuoi partner attuali e passati, uno di questi probabilmente era affetto da detto disturbo: quindi, o sei stat* sessualmente molto prolific*, oppure semplicemente molto sfortunat*.
Ora, per consuetudine si usa identificare il Narcisista con il sesso maschile poiché pare che circa il 70-80% dei Narcisisti siano uomini.
Resi edotti del fatto che la statistica ci infonda una certa dose di serenità circa il nostro attuale o futuro partner, mi chiedo: è una mia impressione singolare, oppure anche altre persone hanno osservato che il dato statistico differisce e non poco dalla “realtà” dei fatti?
Mi spiego meglio. Statisticamente una persona su cento è affetta da Narcisismo ed è nei fatti un narcisista. Eppure a guardare la gran mole di pubblicazioni, libri di auto-aiuto, o più semplicemente, ascoltando i discorsi della gente, si evince l’impressione che questo dato sia, a dir poco, leggerissimamente sottostimato. Oppure?
Oppure siamo vittime di una imperante narrazione tossica (adoro questo aggettivo!) che ci costringe a guardare al prossimo con occhio pieno di sospetto e preoccupazione tipicamente il nostro partner alla ricerca di ogni possibile segnale che siamo vittima di un Narcisista.
In medio stat virtus?
Spesso dico come battuta che “in qualche parte del mondo c’è qualcuno che va dicendo di avere avuto un partner narcisista, che sei tu”.
Se devo fare riferimento alla mia pratica clinica, questa boutade probabilmente non è così lontana dal vero. Non riesco a ricordare tutte le volte che un client* si è rivolto a me lamentando o di essere stato vittima di un narcisista, oppure di essere stato accusato di Narcisismo Patologico.
Non è questa una lamentela personale, dacché anche grazie a questa situazione mi pago le bollette. Tuttavia non posso che sollevare un accorato appello.
Fatelo per voi stessi, per chi vi sta vicino e anche per chi cerca di darvi una mano come terapeuta: sforziamoci di essere un po’ più creativi nell’appioppare etichette diagnostiche!
Le conseguenze del Narcisismo “Tossico”
Non vorrei dare un’impressione sbagliata, se ci capita un partner veramente “Narcisista” con tanto di pedigree, quest’ultimo ci farà vedere i sorci verdi.
Vorrei qui soffermarmi su un altro punto: quali siano le conseguenze del “Narcisismo Tossico”, con ciò intendendo la summa della gran messe di pubblicazioni di dubbio valore le quali, con piglio inutilmente drammatico, rischiano di instillare in noi risposte irragionevoli e in ultima analisi, dannose a noi stessi e agli altri.
Del resto, si sa, nulla vende più della paura.
- Vittima di un Carnefice. Non so voi, ma a me non piace ricoprire il ruolo della vittima, perché inevitabilmente finisco per fare la vittima. E fare la vittima significa vivere un complesso elaborato di emozioni per lo più negative che ci induce in sentimenti di autosvalutazione. Tuttavia questo porta con sé un innegabile vantaggio: non essendo più completamente padrone delle mie azioni poiché frutto inevitabile della manipolazione altrui, smetto di sentirmi responsabile dei miei atti e delle mie reazioni. Non omne malum nocet.
- Siamo “sbagliat*”. Potremmo pensare che se la nostra storia non funziona questo dipenda dal fatto che siamo persone diverse, che hanno esigenze diverse, punti di vista diversi e che se quel giorno in cui l’ho incontrat* avessi avuto l’influenza sarebbe stato meglio per tutti e due. Ma è certamente più pratico sostenere che il problema sia lui (o lei, seppur con minor frequenza), perché è incapace di amare. Non che non ami noi nello specifico, ma di amare in generale. Perché è sbagliato o malato, tanto dal Medioevo ad oggi non è passato molto tempo in fin dei conti.
- Ci manipola. Questo ci mette al sicuro dal dover riconoscere con amarezza che anche noi stiamo facendo esattamente la stessa cosa. Sia mai che mi sia dat* del manipolatore. Io sono la vittima, quindi se manipolo è solo perché sono costrett*, ovvio.
- Ci sentiamo in colpa. Che poi credo sia esattamente la stessa reazione emotiva che prova l’altra persona quando le ripeto che mi fa sentire in colpa, con l’aggravante di essere una persona malata, che peraltro se davvero stessero così le cose non sarebbe neanche colpa sua.
- Ci critica. Beh, si questo è un comportamento tipico del Narcisista. E solo suo, peraltro, le persone “sane” non lo fanno mai, ma sono sempre pronte a mettersi nei panni degli altri.
- Mancanza di empatia. Come quando il nostro partner non riconosce il giusto valore alle nostre emozioni ed il nostro sacrosanto diritto di esprimerle, sempre. Mentre noi siamo sempre pronti a farlo, a parte quando si lagna di certe stupidaggini che francamente lo squalificano persino come uomo (o donna, seppure con minor frequenza).
- Fa monologhi. Mentre noi arriviamo sempre diritti al punto, riconoscendo il diritto di replica all’altro. Dopo 45 minuti. Salvo recupero.
- Vuole essere adulato. Il Narcisista ricerca continuamente approvazione. Tipicamente non accetta anzi, sanziona gravemente l’altro squalificandolo mettendo in dubbio le sue facoltà di giudizio qualora non riceva il feedback desiderato. Solitamente a guardaroba aperto.
- Ha sbalzi di umore. Questo si verifica soprattutto in assenza di ciclo, sebbene alcuni Narcisisti (soprattutto se uomini) hanno sbalzi di umore persino in presenza del ciclo.
- Ci considera un “accessorio”. Non valorizza la nostra individualità, anzi la vede come una sorta di minaccia. Come quando pretende di giocare a calcetto con gli amici, questo stupido sport, ma che ci troverà a rincorrere una palla quando potrebbe fare qualcosa di utile nella sua inutile esistenza accompagnandomi a vedere le vetrine in centro.
Vorrei concludere questa breve disamina con un appello accorato.
Riconosciamo serenamente che per contrastare il Narciso abusatore, si è forse abusato del povero Narciso: a volte lo abbiamo citato in giudizio per coprire le nostre mancanze, le nostre frustrazioni, le nostre incapacità, le nostre debolezze. Perché siamo umani. O semplicemente, perché abbiamo un discutibile gusto in fatto di uomini (e donne, seppure in netta minoranza).
Non sarebbe più giusto e sicuramente una migliore soluzione per tutti, imparare a prenderci le nostre responsabilità in quanto adulti? Che imparassimo a smetterla di accettare situazioni insostenibili e se le abbiamo accettate per troppo tempo, riconoscere di avere noi in primis sbagliato a farlo?
Non sarebbe l’ora di smetterla di pararsi dietro il ficus folium del sentimento accecante che ci ha impedito di vedere il mostro che si nascondeva dietro quella maschera?
Ebbene, se anche fosse un problema di vista, una visita ad un buon ottico dovrebbe risolvere il problema.
(*) L’autore non condivide nulla di quanto ha scritto ed anzi si scusa di averlo persino pensato.
YyabEcRhO dice:
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