Riassunto
Attacco di panico in autostrada, cosa fare? In questo articolo vediamo un caso studio di una terapia breve che ha risolto il problema in una sola seduta.
Esperire un Attacco di Panico in autostrada sta diventando un problema sempre più comune tra la popolazione generale.
Non si tratta ovviamente solo di quella sensazione di fastidio che provano moltissime persone quando, per esempio, si trovano a dover superare un automezzo pesante.
La sintomatologia tipica di un Attacco di Panico che colpisce una persona alla guida è assai più pervasiva e debilitante: si può caratterizzare con tremori, sudorazione eccessiva, tachicardia, “fame di aria“, sensazione di perdere il controllo, senso di derealizzazione, etc.
L’attacco di Panico in autostrada costituisce un concreto rischio per l’incolumità di noi stessi e degli altri, in quanto può alterare la percezione della realtà e la capacità del guidatore di reagire propriamente alle condizioni del traffico.
In questo scritto seguiremo la storia di Francesca (nome di fantasia) e di come sia riuscita a superare brillantemente il suo problema in una sola seduta attraverso la Terapia Breve.
Non capita tutti i giorni la gioia di una terapia a seduta unica.
Il ché vuol dire che il cliente si siede in seduta (…) una volta soltanto perché ritiene di aver superato un disturbo: in questo caso peraltro abbastanza pervicace, trattandosi di Attacchi di Panico.
Francesca arriva in studio lamentando numerosi attacchi di panico che caratterizzano la sua quotidianità inficiando negativamente la qualità della sua vita.
I suoi attacchi di panico si caratterizzano per un evento scatenante unico e preciso: la guida in autostrada.
Come spesso accade tuttavia, recentemente questo disturbo si è allargato alla guida in generale, indipendentemente dalla tipologia di percorso sostenuta: attualmente Francesca ha difficoltà a guidare anche in percorsi extraurbani e cittadini.
Francesca per lavoro utilizza l’auto quotidianamente. A seguito dell’esordio del disturbo di Attacco di Panico aveva iniziato ad evitare la guida in autostrada, allungando a dismisura i tempi di percorrenza e riducendo ulteriormente il già poco tempo libero a sua disposizione.
Mai evitare il problema! L’evitamento porta inevitabilmente al peggioramento
Come effetto della strategia d’evitamento impostata da Francesca, di lì a poco anche la guida in strada normale iniziava a divenire per Francesca un’ordalia clamorosa, francamente debilitante.
La strada che si rimpicciolisce, le gallerie che si abbassano, i viadotti che diventano pericolanti ed instabili, gli autocarri che incombono come minacciosi leviatani di metallo, insomma la classica sintomatologia associata a questo genere di disturbi ansiosi.
In particolare Francesca era terrorizzata dalla possibilità di incontrare code di autoveicoli che le impedissero di fermarsi o di uscire dall’autostrada alla bisogna.
Ascolto Francesca mentre snocciola la sua storia. Cerco di raccogliere più elementi possibili, ma non ravviso alcunché nel suo racconto che mi faccia pensare ad un disturbo di ansia più pervasivo, con ramificazioni più “profonde”. Pertanto decidiamo di “attaccare” direttamente la sintomatologia.
Questa metodologia di lavoro è tipica delle terapie cosiddette “brevi”: ci concentriamo su un “problema” alla volta cercando insieme al cliente delle strategie per recuperare le “funzioni” perdute o deteriorate.
Rassicuro Francesca dicendole, cosa peraltro vera, che in passato ho trattato altri casi analoghi con eccellenti risultati, spesso in una seduta soltanto.
Sentendo queste parole Francesca ride di gusto. Come può essere sufficiente una seduta per un problema come il suo? Rido pure io e le confermo che in caso l’avessi “sparata troppo grossa” potremmo comunque continuare con il percorso: l’importante è ottenere qualche piccolo progresso ogni volta, avvicinarci sempre di più all’obiettivo designato.
Il piano terapeutico di Francesca sarà composto da due parti distinte.
Una parte si compone di visualizzazioni guidate (lo so, pare una battuta) atte a ridurre l’ansia anticipatoria, mentre un’altra parte si compone di compiti da eseguire quando Francesca si troverà effettivamente alla guida dell’auto.
Iniziamo una serie di visualizzazioni guidate in cui Francesca percorre e ripercorre mentalmente il percorso che era solita compiere tra casa e lavoro.
Questo genere di intervento all’apparenza molto semplice, viene svolto utilizzando una serie di accorgimenti anche abbastanza elaborati che servono al cliente a sentirsi “al sicuro” mentre compie un lavoro mentale abbastanza complesso.
Terminate le visualizzazioni, Francesca riporta di sentirsi molto più serena e tranquilla all’idea di guidare nuovamente in autostrada. Di più: sostiene di essere curiosa di provare a guidare nuovamente in autostrada il prima possibile.
Questo è un indice molto importante, perché Francesca può finalmente immaginare di guidare l’auto in autostrada sentendosi pienamente in controllo della situazione.
Nella seconda parte della seduta le affido una serie di compiti che lei eseguirà quando si troverà alla guida della sua auto, che consistono di una serie di ingiunzioni paradossali tra cui ascoltare della musica hard rock (mai ascoltare musica rilassante in questi casi!) quando si trova alla guida e fermarsi tassativamente ad ogni parcheggio o area di sosta che incontra lungo il percorso.
Nei giorni seguenti con Francesca ci sentiremo telefonicamente per assicurarci che tutto proceda per il meglio. Stabiliamo che non ci vedremo più poiché Francesca ha ripreso a guidare “normalmente” in autostrada, con maggiore serenità e più senso di controllo.